DEMONI E DAEMON

Per spiegare il meccanismo della proiezione userò un esempio che può risultare intuitivo per molte persone: vorrei che immaginaste di camminare in una sera d'inverno in un viale alberato. Il vento scuote i rami ormai spogli, che alla luce dei lampioni prendono conformazioni strane, sembrano braccia con dita che si allungano, generando fruscii improvvisi. Molte persone anche semplicemente immaginando questa situazione, potrebbero sentire paura, figuriamoci poi se ci si ritrovassero in carne e ossa. Ecco: tutti questi elementi, il buio, gli alberi spogli, il vento, i rami, i fruscii, di per sé non hanno niente di spaventoso. Siamo noi a proiettare qualcosa su di essi, qualcosa che appartiene intimamente soltanto a noi ma che non vogliamo riconoscere come nostro. Preferiamo farci spaventare dal mondo esterno anziché prenderci la responsabilità di ciò che siamo pienamente.
Il contatto con i propri demoni interiori potrebbe svolgere, in questo senso, un ruolo chiave anche nel lavoro sulle fobie.
Nella sua opera "Il libro rosso", anche Carl Gustav Jung parla di daimon come di una forza che interviene sull'uomo da una dimensione più grande di lui. L'uomo ha il libero arbitrio che gli permette di tradurre in maniera etica (NON morale) la chiamata del daimon, e muoversi nel mondo portando con sé il proprio destino. L'arte è considerata la sublimazione del daimon, la sua massima espressione. L'uomo è come un portale attraverso cui passano demoni e dèi. Ascoltare il proprio daimon può fare una grandissima differenza nella vita e nell'esistenza ogni qual volta che una persona si trova di fronte ad una sfida o ad un cambiamento, ovvero alla possibilità di evolvere: il che significa uscire dalla ripetizione delle stesse dinamiche, dagli stessi processi.
Evolvere non significa eliminare dalla vita i problemi, ma spostarsi "otto note sopra" al livello dell'esistenza: i problemi della vita quotidiana sono dei 'mutaforma', altro non sono che la medesima ripetizione di pattern, matrici irrisolte. La risoluzione creativa suggerita dal daimon permette all'essere umano di evolvere sul piano dell'esistenza, ma non assicura una vita priva di problemi o di sfide. L'importanza della creatività, strettamente legata alla sessualità (il secondo chakra è il motore della nostra creatività, in primis perché è quello capace di generare la vita), è spiegata anche nell'opera di Jung "Lo sviluppo della personalità". La creatività è la spinta del daimon, mentre l'esito delle azioni è in mano all'uomo ed al suo libero arbitrio che lo porta a scegliere tra il bene e il male.
(Interrompo un attimo la riflessione teorica per chiedervi: quante volte nella vostra vita avete compiuto una scelta dicendovi "Beh, questo è il male minore"? Ecco, in quel caso vi comunico che il vostro libero arbitrio ha comunque scelto il male sul bene. Spinto dall'ego, dall'identificazione con qualcosa fuori da sé, l'essere umano che sceglie il male minore non è allineato con il proprio daimon. Sta ancora proiettando fuori da sé il bene e il male.)
Tornando a Jung, egli sottolinea come ciò che spinga un uomo a distinguersi dalle masse dormienti sia la sua vocazione, ovvero la chiamata del daimon. Questo avviene ovviamente nel terreno di una personalità integrata. Mentre se la voce del daimon non viene ascoltata, piano piano verrà sostituita dagli introietti provenienti dalla società, come ho spiegato poco sopra. Così i sistemi governano le masse e provano ad ostacolare l'essere umano che vuole muoversi nei piani sottili dell'esistenza.
bibliografia:
Carl Gustav Jung, Il libro rosso
Carl Gustav Jung, The development of personality
Selene Calloni Williams, James Hillman: il cammino del "fare anima" e dell'ecologia profonda
James Hillman, Il codice dell'anima