DEMONI E DAEMON

03.10.2022

Molte volte negli ultimi anni, i miei demoni interiori sono venuti in mio aiuto. Da quando ho preso contatto con quelle parti di me stessa più scomode (per chi mi sta intorno e anche per me stessa) e anche dolorose, ho scoperto un potenziale in me che non conoscevo prima. Demoni piccoli e grandi, camuffati principalmente da parti del corpo doloranti, nel momento in cui li ho ascoltati non solo hanno sciolto le tensioni ma si sono calmati e trasformati in portatori di importanti messaggi per me, per la mia crescita, per le persone che mi stanno intorno. 
Mutaforme e potenzialmente infiniti, quando vengono ascoltati e nutriti i nostri demoni interiori si sentono riconosciuti e smettono di comportarsi come veri e propri sabotatori della nostra vita. Un demone ascoltato e nutrito è il corrispettivo intrapsichico di un'integrazione delle parti di sé: infatti, quando riconosciamo questo "bagaglio interiore" come nostro, interrompiamo il circolo vizioso della proiezione sull'altro e sulla realtà che ci circonda. 

Per spiegare il meccanismo della proiezione userò un esempio che può risultare intuitivo per molte persone: vorrei che immaginaste di camminare in una sera d'inverno in un viale alberato. Il vento scuote i rami ormai spogli, che alla luce dei lampioni prendono conformazioni strane, sembrano braccia con dita che si allungano, generando fruscii improvvisi. Molte persone anche semplicemente immaginando questa situazione, potrebbero sentire paura, figuriamoci poi se ci si ritrovassero in carne e ossa. Ecco: tutti questi elementi, il buio, gli alberi spogli, il vento, i rami, i fruscii, di per sé non hanno niente di spaventoso. Siamo noi a proiettare qualcosa su di essi, qualcosa che appartiene intimamente soltanto a noi ma che non vogliamo riconoscere come nostro. Preferiamo farci spaventare dal mondo esterno anziché prenderci la responsabilità di ciò che siamo pienamente. 

Il contatto con i propri demoni interiori potrebbe svolgere, in questo senso, un ruolo chiave anche nel lavoro sulle fobie.


Certamente il lavoro sui propri demoni interiori non attira molte persone, soprattutto in una società che ci vuole tutti 'buoni', 'bravi', 'obbedienti'. Il nostro potenziale creativo è bene che se ne stia congelato, immobile, altrimenti si scontrerebbe con i protocolli e la burocrazia, e farebbe crollare in breve tempo tutto il castello di carte che è la società dei consumi: immaginate se, entrando in contatto con il vostro potenziale creativo "celato" dai demoni interiori, voi poteste riscoprirvi artisti ed artefici della vostra vita! Immaginate se entrando in contatto con queste parti di voi, trovaste un senso di pienezza, di gratificazione, di soddisfazione, dentro di voi, senza più bisogno di colmarlo acquistando beni o esperienze di consumo dettate dalla moda o dalla pubblicità. 

Il contatto con i propri demoni interiori è propedeutico alla presa di consapevolezza del proprio daimon, ovvero la propria chiamata, la propria vocazione, la direzione da dare alla propria vita. Sin dai tempi di Platone, che nella sua opera 'La repubblica' narra del mito di Er, il daimon è considerato portatore del destino di ogni essere umano. Destino che ognuno di noi ha scelto prima di incarnarsi e nascere. James Hillman definisce questa forza "motore animico" ovvero ciò che muove la nostra anima, il nostro spirito nel mondo. Tuttavia quando nasciamo veniamo incasellati in un sistema più o meno rigido di famiglia e Stato (che è la famiglia della famiglia, come scrive Selene Calloni Williams) e tutte le etichette poste dall'esterno, le regole, le convenzioni, il buoncostume diventa un rumore di fondo troppo alto per poter sentire ancora la voce del daimon. Per ascoltare la voce del daimon occorre essere liberi, uscire dagli schemi preposti, uscire dal sistema, dimenticare tutto ciò che ci è stato insegnato, per ricordarci chi siamo. 

Nella sua opera "Il libro rosso", anche Carl Gustav Jung parla di daimon come di una forza che interviene sull'uomo da una dimensione più grande di lui. L'uomo ha il libero arbitrio che gli permette di tradurre in maniera etica (NON morale) la chiamata del daimon, e muoversi nel mondo portando con sé il proprio destino. L'arte è considerata la sublimazione del daimon, la sua massima espressione. L'uomo è come un portale attraverso cui passano demoni e dèi. Ascoltare il proprio daimon può fare una grandissima differenza nella vita e nell'esistenza ogni qual volta che una persona si trova di fronte ad una sfida o ad un cambiamento, ovvero alla possibilità di evolvere: il che significa uscire dalla ripetizione delle stesse dinamiche, dagli stessi processi.

Evolvere non significa eliminare dalla vita i problemi, ma spostarsi "otto note sopra" al livello dell'esistenza: i problemi della vita quotidiana sono dei 'mutaforma', altro non sono che la medesima ripetizione di pattern, matrici irrisolte. La risoluzione creativa suggerita dal daimon permette all'essere umano di evolvere sul piano dell'esistenza, ma non assicura una vita priva di problemi o di sfide. L'importanza della creatività, strettamente legata alla sessualità (il secondo chakra è il motore della nostra creatività, in primis perché è quello capace di generare la vita), è spiegata anche nell'opera di Jung "Lo sviluppo della personalità". La creatività è la spinta del daimon, mentre l'esito delle azioni è in mano all'uomo ed al suo libero arbitrio che lo porta a scegliere tra il bene e il male.

(Interrompo un attimo la riflessione teorica per chiedervi: quante volte nella vostra vita avete compiuto una scelta dicendovi "Beh, questo è il male minore"? Ecco, in quel caso vi comunico che il vostro libero arbitrio ha comunque scelto il male sul bene. Spinto dall'ego, dall'identificazione con qualcosa fuori da sé, l'essere umano che sceglie il male minore non è allineato con il proprio daimon. Sta ancora proiettando fuori da sé il bene e il male.)

Tornando a Jung, egli sottolinea come ciò che spinga un uomo a distinguersi dalle masse dormienti sia la sua vocazione, ovvero la chiamata del daimon. Questo avviene ovviamente nel terreno di una personalità integrata. Mentre se la voce del daimon non viene ascoltata, piano piano verrà sostituita dagli introietti provenienti dalla società, come ho spiegato poco sopra. Così i sistemi governano le masse e provano ad ostacolare l'essere umano che vuole muoversi nei piani sottili dell'esistenza. 


bibliografia:

Carl Gustav Jung, Il libro rosso

Carl Gustav Jung, The development of personality

Selene Calloni Williams, James Hillman: il cammino del "fare anima" e dell'ecologia profonda

James Hillman, Il codice dell'anima