LA TERAPIA DELLA GESTALT COME STRUMENTO PER ARRICCHIRE LA CREATIVITA'

23.01.2020


Sostengo che la terapia sia per tutti. E' necessario uscire dalla dicotomia sano-malato: la terapia guarisce, sì, ma guarisce l'anima, e il dolore dell'anima è universale, di ciascun essere umano oltre le etichette poste dalla medicina. Appena al di là del sintomo c'è l'uomo, la donna, il bambino, l'adolescente, che sta facendo del proprio meglio per salvaguardare nel mondo la propria unicità. L'individualità e l'unicità della persona passano dalla visione soggettiva del mondo e delle relazioni; ma non si tratta solo di un punto di vista: è una vera e propria esperienza soggettiva del mondo. Il mondo interno così come il mondo esterno sono oggetto dell'esperienza, e la creatività è una capacità innata dell'essere umano di manipolare questi mondi e dare loro un senso.... Ma nella società occidentale di oggi, c'è spazio per la creatività? Le istituzioni, attraverso cui le persone maggiormente si aggregano, sono orientate verso un appiattimento della creatività: questa infatti è strozzata dai protocolli, dalla burocrazia, dai sistemi di voto e giudizio scolastici, dall'omologazione, dalla classificazione clinica di qualsiasi sintomatologia, e così via. 

La terapia della Gestalt è uno strumento potente, la seduta terapeutica si trasforma in un piccolo spazio sacro e protetto dove la creatività viene incentivata nel qui-ed-ora e auspicabilmente anche nel là-e-allora, nel mondo delle persone 'là fuori', in mezzo alle relazioni oggettivanti e alle pratiche istituzionali omologanti. Creatività significa trovare una propria voce, riconoscerla come tale, scoprire e amare ciascuna delle proprie parti; creatività significa difendere la propria soggettività ed il proprio diritto di esistere; creatività significa libertà di movimento, parola, espressione artistica, significa stare in relazione con l'Altro in maniera unica ed insostituibile poiché ogni atto creativo ha un senso nella propria origine individuale. L'atto creativo passa attraverso la parola, si innesta nella relazione terapeutica, è come un semino piantato che la persona non può più ignorare: ciò che può è prendersene cura, farlo germogliare, sbocciare e raccoglierne i frutti, e a sua volta diffonderne i semi attraverso altre relazioni nel suo mondo. La creatività è contagiosa, essere creativi è la vera libertà, eppure quanti di noi temono di sentirsi 'diversi'? Forse perchè il 'diverso' viene demonizzato? Ma poi, 'diverso' da chi?